Perché lo facciamo

Lo svantaggio sociale di una madre sola è un fatto sotto gli occhi di tutti. Secondo il Censimento ISTAT 2011, a Roma i nuclei monogenitoriali in cui il genitore è donna sono 138.792, e 65.300 di questi ha a carico un figlio minorenne. Si calcola che 6.500 nuclei con questa caratteristica vivano al di sotto della soglia di povertà assoluta, e altrettanti in situazione di povertà relativa, in quanto l’assenza del partner nella composizione familiare è uno specifico fattore di rischio di impoverimento ed esclusione del nucleo e del minore. Tale fenomenologia sociale è in forte crescita, in concomitanza al ritmo di caduta dei redditi e all’aumento della povertà che affrontiamo dal 2008.

I servizi socio assistenziali che prendono in carico queste situazioni, attraverso i sistemi di accoglienza residenziale e semi residenziale o con altre forme di intervento, affrontano fasi “interstiziali” della biografia della giovane madre, senza avere gli strumenti e le risorse per progettare l’effettiva inclusione del nucleo nei sistemi sociali (casa, lavoro, relazioni ecc.) e fuoriuscita dal sistema socio-assistenziale. In realtà nessun servizio può affrontare efficacemente da solo questo tema: è solo attraverso l’integrazione, lo scambio, la cooperazione tra soggetti del territorio sia pubblici che privati che si occupano di assistenza e accompagnamento ai nuclei mamma-bambino che possiamo pensare di affrontarlo e risolverlo, istituendo nuove prassi, sviluppando nuovi saperi, integrando le nostre risorse.

La Rete dei servizi e delle strutture per i nuclei vulnerabili mamma – bambino, nasce soprattutto per rispondere a queste esigenze e a 3 criticità, evidenziate a seguito di un’attenta analisi effettuata anche in seno al progetto Mam&Co.

  1. Prassi difformi sul territorio regionale: l’osservazione e l’esperienza diretta sul campo conferma che sul territorio regionale esistono prassi notevolmente differenti in termini di distribuzione territoriale delle strutture, nuclei presi in carico, metodologie di intervento, efficacia nella risoluzione dei problemi affrontati, rapporti con la Pubblica Amministrazione, costi e modalità di calcolo delle rette, ecc. Si tratta di una situazione che non assicura un omogeneo esercizio dei diritti delle mamme e dei figli, causata da molteplici fattori, tra i quali può essere importante rilevare il fatto che i servizi di accoglienza, tutela e accompagnamento al reinserimento sociale dei nuclei mamma-bambino non sono espressamente previsti “in quanto tali” dalla Tassonomia delle strutture e dei servizi sociali del Lazio (aggiornata al 30 giugno 2011), la quale prevede servizi genericamente diretti a “donne in difficoltà” in situazione di disagio psico-sociale, eventualmente “anche con figli minori”.
  2. Debolezza di rappresentanza e coordinamento degli organismi di advocacy e dei soggetti gestori di servizi per i nuclei mamma-bambino: non esiste né a livello regionale, né a quello nazionale una struttura di coordinamento delle organizzazioni che si occupano in modo specifico dell’accoglienza dei nuclei mamma-bambino. Nella maggior parte tali organizzazioni fanno parte del Coordinamento Nazionale delle Comu­nità per Minori (CNCM) e/o del Coordinamento delle Comunità di Accoglienza (CNCA). Entrambi questi organismi riguardano però solo marginalmente i nuclei mamma-bambino. La mancanza di un organismo specifico ha come conseguenza – tra l’altro – la difficoltà di focalizzare e portare all’attenzione dei decisori e dell’opinione pubblica le problematiche specifiche dei nuclei mamma-bambino, spesso inserite genericamente tra quelle riferibili ai “minori privi di un adeguato sostegno genitoriale” o tra quelle delle “donne vittime di maltrattamenti e violenze”.
  3. Insufficiente percezione della natura e della gravità dei problemi che investono i nuclei mamma-bambino più vulnerabili. Con ogni probabilità, questo problema è al tempo stesso causa ed effetto delle criticità segnalate precedentemente.

Da qui l’esigenza di una Rete di integrazione e coordinamento tra servizi, la cui principale finalità è quella di mettere a disposizione dei nuclei vulnerabili mamma-bambino un buon sistema di accoglienza e integrazione sociale, assicurando, per quanto possibile, il diritto del minore a vivere nella propria famiglia e il diritto-dovere della madre di esercitare al meglio la sua responsabilità genitoriale.

Per maturare velocemente questo risultato miriamo a:

  • dare voce ai bisogni e ai diritti dei nuclei mamme-bambino in condizioni di particolare vulnerabilità
  • rappresentare e tutelare gli interessi comuni dei soggetti che ne fanno parte, nei confronti delle Istituzioni, dei mezzi di comunicazione e della cittadinanza;
  • sostenere il miglioramento della qualità dei servizi e l’innovazione dei modelli d’intervento per renderli sempre più appropriati ed efficaci;
  • promuovere il confronto e lo scambio di pratiche, metodologie e strumenti;
  • favorire l’attivazione di sinergie e di azioni congiunte di studio, ricerca, formazione e comunicazione.

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